giovedì 24 novembre 2011

Se l'azienda rimpiange la macchinetta del caffé

“E ora…che si fa?”. La domanda riecheggiò nella stanza nella quale erano riuniti i membri del comitato di redazione della community che l’azienda aveva deciso di aprire al suo interno, uno spazio virtuale nel quale le donne dell’azienda erano state incoraggiate a condividere le proprie preoccupazioni, a raccontare le sfide quotidiane che come lavoratrici donne si trovavano quotidianamente ad affrontare.

Ed alcune avevano colto seriamente l’invito. Ci avevano messo la faccia, dando un nome e cognome alle loro affermazioni anche quando si era trattato di elencare quello che in azienda non funzionava: i meccanismi che bloccavano l’avanzamento professionale delle donne e le problematiche legate alla valutazione del talento femminile. Ed ora quelle stesse donne chiedevano non soltanto di essere ascoltate, ma anche di ottenere risposte alle loro istanze.

“Che fare?” si chiesero dunque i membri del comitato di redazione…
Ecco, oggi diverse aziende si trovano in questa condizione: sfruttando le potenzialità di partecipazione consentite oggi da Internet hanno offerto ai propri dipendenti la possibilità di esprimersi e di condividere con altri colleghi i propri pensieri. E se è vero che il numero di coloro che partecipa attivamente ai lavori della community, scrivendo commenti ed animando il dibattito è normalmente costituito da un piccolo nucleo se paragonato al numero degli addetti dell’azienda, tuttavia le idee circolano, escono dai confini della community e le istanze si definiscono con sempre maggiore chiarezza.

L’azienda che oggi decide di dar voce ai dipendenti deve essere consapevole che l’aspetto più complesso da gestire è proprio “il che fare”, la risposta che si intende dare alle problematiche espresse.

In mancanza di una strategia in tal senso l’azienda rischia seriamente di trovarsi a rimpiangere i tempi nei quali il malcontento aziendale trovava sfogo di fronte alla macchinetta del caffè…il tempo di sorseggiare un caffè e poi tutto passava…fino almeno al caffè successivo.

sabato 29 ottobre 2011

Lui e Lei

M. e F. camminano sotto i portici tenendosi a braccetto. Si capisce, da come si muovono e parlano, che sono amiche da una vita.

Poco dopo, dietro di loro, si sente una voce: “Ehi, bella, perché non vieni con me?...”. M. si volta, guarda l’uomo e agita la mano, indispettita. Lui, su una vecchia bicicletta arrugginita, continua a seguire le due donne…:"Dai, vieni con me, sali…!”.

F. sorride e rivolgendosi all’uomo dice: “Sei geloso eh…?”. Lui: “Certo!”. M. si gira nuovamente, lo guarda, sbuffa, lascia il braccio di F. e si sistema sul sopporto metallico posto sopra la ruota posteriore, assicurandosi che la gonna le copra a dovere le ginocchia. Quindi, senza dire nulla, dà un deciso colpo sulla spalla dell’uomo: la bicicletta arrugginita si riavvia, procedendo lentamente a zig zag sotto i portici, accompagnata dal rumore metallico della vecchia catena.

F. li saluta con un cenno della mano, poi si volge verso di me che cammino qualche metro più in là e mi dice: “Sa, sono sposati da 65 anni…è lui è ancora così innamorato….!”

giovedì 6 ottobre 2011

Steve Jobs

Questo pomeriggio, gli occhi di quasi tutti coloro che attendevano l’arrivo del metro erano rivolti verso lo schermo che trasmetteva la notizia della morte di Steve Jobs, il “padre” (tra le altre cose) dell’iPod, dell’iPhone e dell’iPad.

Gadget che nel giro di pochi anni hanno rivoluzionato il proprio mercato di riferimento, al punto che iPod è divenuto “de facto” sinonimo di lettore MP3, come iPad è oggi il tablet per eccellenza. Prodotti che hanno portato innovazione, incidendo profondamente sulla catena del valore del mercato, creando un ecosistema nuovo (device, applicazioni/contenuti) funzionante e apprezzato dal pubblico.

Prodotti belli, con un design innovativo e con un’interfaccia elegante ma allo stesso tempo intuitiva, in grado di avvicinare a strumenti quali mail e navigazione su Internet anche persone che non si erano mai avvicinate ad un computer (per non parlare dei più piccoli, perfettamente a loro agio nel relazionarsi con lo schermo dell’iPhone o dell’iPad). E per tutto questo le persone sono state pronte a pagare, più di quanto avrebbero fatto per acquistare prodotti apparentemente equivalenti o superiori (dal punto di vista delle singole componenti tecnologiche, ma non del prodotto complessivo...). “Se non hai un iPhone...beh, non hai un iPhone”, come sintetizza bene una nota pubblicità.


La forza che il brand Apple si è conquistato nel tempo è stata tale da creare uno stato di “eccitazione collettiva” in occasione di ogni conferenza di presentazione dei prodotti dell’azienda. Gli esperti del settore si dilungheranno nei prossimi giorni a sviscerare ogni aspetto della carriera lavorativa di Jobs e dei suoi prodotti. Ma più semplicemente si potrà dire che grazie (anche) a lui, la tecnologia è entrata nelle nostre case in una veste nuova, più umana e user-friendly.

venerdì 30 settembre 2011

Mi dispiace signora...lei ce l’ha troppo lungo...

Ore 17.50. La calca di fronte ai tornelli dell’ingresso alla metropolitana è quella di un normale giovedì lavorativo milanese.

Lei, che ha i minuti contati (il treno parte 25 minuti dopo), si presenta di fronte al tornello con in mano il biglietto regolarmente acquistato il giorno stesso, pronta a procedere speditamente alla convalida. Inserisce il biglietto nell’apposita fessura e....”Beeeeeeh...”..un inquietante suono, seguito da luce rossa, le impedisce il superamento del tornello. Secondo tentativo in altro tornello...”Beeeeeeeh”...e medesima luce rossa.

Questa volta, però, lei osserva bene e nota una scritta sul display luminoso che comanda l’apertura del tornello: “Biglietto troppo lungo”. “Biglietto troppo lungo???..Cosa vorrà mai dire???!" si chiede Lei. Accanto ai tornelli, dentro una stanzetta con i vetri oscurati, ci sono i controllori...”Scusiiii", dice lei piegandosi verso l’apposito microfono...

Nessuna risposta..la stanzetta è infatti vuota. Nessun cartello, nessuna indicazione. L’addetto alle pulizie che assiste alla scena coglie lo sguardo inquieto e leggermente alterato di Lei ed allarga le braccia. “Che fare?" si chiede Lei.... "Tagliare il biglietto? E se poi è troppo corto?

Nella medesima stazione c’è un ufficio ATM: a quell’ora la coda esce abbondantemente dai locali arrivando a lambire il chiosco dei giornali. Lei si fa avanti con il biglietto in mano, alla ricerca del personale ATM. “Scusi, ma non riesco a passare con questo biglietto...ma è valido, l’ho acquistato questa mattina dalle emettitrici automatiche”. Lui guarda un attimo il biglietto e pacatamente dice “Signora, lei ce l’ha troppo lungo!... L’emettitrice automatica glielo ha tagliato male”...E, senza aggiungere altro, consegna a Lei un piccolo modulo (prestampato ma tagliato a mano...!) per il cambio del biglietto...dicendo: “Però deve fare tutta la fila!”. Lei afferra il biglietto (che effettivamente è qualche millimetro più lungo di quello normale) e si presenta al chiosco del giornalaio pronunciando parole irripetibili.

Prenderà il treno per miracolo, trovando posto, per miracolo, in una carrozza con aria condizionata e temperatura di 15 gradi. “Signora, riprenda fiato”, esclama una simpatica vecchietta. ”Sì grazie"... risponde Lei..."Sa... era lungo”. La vecchietta annuisce con un leggero cenno della testa: ”Eh sì... effettivamente sono proprio tanti vagoni”...

mercoledì 7 settembre 2011

La Crusca è salva...ma la lingua no...

Un emendamento ha evitato la soppressione, prevista dalla manovra, degli enti di ricerca e culturali con un numero di dipendenti inferiore alle 70 unità, categoria nella quale rientra anche la storica “Accademia della Crusca”. Ma chi/che cosa riuscirà a salvare la lingua italiana, così cara alla stessa Accademia?



Per anni abbiamo ascoltato i telegiornali e letto articoli di quotidiani e riviste: le notizie in fondo non sono cambiate molto. Si parla sempre di politica, di economia, di costume. Quello che è cambiato è il modo nel quale tale notizie vengono comunicate. Quegli stessi media che svolsero un ruolo importante nella diffusione di una lingua comune e condivisa nell’Italia disastrata del dopoguerra, oggi utilizzano un vocabolario assimilabile al vocabolario del bar, quell’insieme molto povero di parole ed espressioni che comunemente utilizziamo al bar con gli amici, di fronte ad un caffé.

I giornalisti sembrano ad esempio ritenere necessario ricorrere ad espressioni quali “L’uomo e la donna hanno fatto la fine del topo” (trasmesso in prima serata da un TG nazionale) affinché il pubblico comprenda la tragedia di una coppia di anziani coniugi soffocata dal gas nella propria abitazione. Forse pensano che l’uditorio sia costituito da persone incapaci di comprendere termini di uso comune se questi non vengono in qualche modo banalizzati e semplificati? Ecco il paradosso: la comunicazione, da parte di quella che dovrebbe essere l’élite di un paese (politica, economica, culturale, ecc.) tende a diventare sempre più povera e sciatta, ma questa estrema semplificazione non conduce ad una maggiore comprensione dei fatti, in quanto è fine a se stessa.



Su Internet il fenomeno è particolarmente evidente: certamente le caratteristiche del mezzo (i link, ecc.) rendono necessario il ricorso ad un registro linguistico differente, ma questo non giustifica l’utilizzo di un linguaggio sciatto. Un esempio: una volta le aziende erano solite preparare brochure dei propri prodotti. Il testo veniva riletto molto volte prima della pubblicazione. Difficilmente, pertanto, avremmo letto le seguenti frasi sulla brochure di una società che si definisce “uno dei più grandi specialisti di logistica nel mondo”: “ulteriori opzioni di rintrancciabilità delle spedizioni; ciò aiuta a censegnare senza ritardi; creare alltraverso l’innovazione un modello di logistica più flessibile; non tutti i prodotti sono disponibili in tutti i paese; non richiede l’installazione di un software specifico sul proprio PC o l’acquisizione di competente speciali; per avere il massimio delle performance, consigliamo Internet Explorer v4.0”. E se qualcuno di voi pensasse che si tratta di semplici sviste, ecco quello che si legge sul sito della medesima società (dal quale sono tratte le frasi precedentemente riportate): “Precisione del sito. Queste pagine web potrebbero contenere imprecisioni involontarie o errori tipografici. Questi, appena riscontrati, verranno corretti a discrezione della società”. Ecco appunto... a discrezione della società...e a discapito della povera lingua italiana...

lunedì 29 agosto 2011

Le vacanze sono finite: ultimo post vacanziero prima di tornare alle cose serie...

Nella vita di ogni persona vi sono luoghi importanti: il luogo nel quale si è nati, quello nel quale si vive...e poi ci sono quei luoghi che, pur non rientrando nelle due precedenti categorie, finiscono per diventare parte integrante del nostro mondo.

Prendiamo la nostra piccola località di mare, meta della villeggiatura estiva. Qui la toponomastica è pressoché sconosciuta ai villeggianti, che piuttosto tendono ad orientarsi facendo riferimento ai negozi che lì si trovano: “la via della ferramenta Luisella”, “la via del pastificio Le Spighe”...,o nel caso di negozi ormai chiusi “la via dell’ex Casalino”...I nomi delle vie si scoprono per caso e perlopiù leggendo gli annunci esposti dalle agenzie immobiliari cresciute come funghi negli ultimi anni.

In questo paese dalle mille contraddizioni, nel quale è più semplice acquistare una pelliccia (ben 2 pelliccerie nell’arco di pochi metri) che un costume da bagno o un canotto degni di questo nome, alcune cose sono rimaste immutate:come la chiesetta romanica visibile all’uscita dell’autostrada o i resti dell’acquedotto romano. Altre invece, purtroppo, non ci sono più, come l’inebriante odore di olive in salamoia all’ingresso del negozio che vende prodotti tipici, da quando, per obblighi di legge, l’enorme otre che le conteneva è stato rimosso per motivi di igiene, per far posto ad anonimi vasetti di vetro. O i resti della colonia lungo la spiaggia che con la sua scritta quasi illeggibile ricordava anni passati.

In questi 30 anni qualcosa è stato fatto: le rotonde si sono diffuse velocemente, un po’ come è successo in tante altre città, anche se qui l’arredo urbano della rotonda comprende alcuni elementi peculiari, ossia altoparlanti che diffondono note di arie celebri...Avviene così che semplici gesti quali impostare una curva mentre si è sul motorino assurgano ad impresa quasi eroica (immaginatevi lui in canotta bianca, ciabatte ai piedi e canna da pesca che impegna la rotonda proprio mentre Pavarotti intona il celebre: “All’alba vincerò...vincerò...vinceròoooo”).

L’interesse per la musica qui è palpabile: nella piccola piazzetta accanto alla torrefazione ogni tanto organizzano concerti da camera: per comunicare a residenti e villeggianti l’importanza dell’evento il Comune ha pensato di dover approntare appositi divieti di sosta nell’area interessata, che per l’occasione sono diventati “divieti rafforzativi” (vd. foto).




Ed infine uno dei negozi più vecchi e rappresentativi del paesaggio locale: il negozio di televisori. Il negozio di televisori è un antro buio, nel quale si arrischiano ad entrare soltanto i residenti e popolato all’interno di strane creature (tipo televisori in bianco e nero o televisori a colori ormai da anni rotti e mai aggiustati). Ogni tanto queste strane creature vengono riposte all’esterno del negozio, sul marciapiede, cosicché anche i villeggianti possano notarle meglio.

Affinché eventuali avventori in cerca di televisori siano avvisati del destino tremendo che li attenderebbe una volta entrati, il proprietario spesso si siede su una panchina, accanto ai suoi televisori rotti, all’ingresso del negozio. Camicia con maniche corte rigorosamente aperta (anche perché risulterebbe impossibile chiuderla vista la circonferenza del suddetto), dalla quale si può agevolmente ammirare la sottostante canotta bianca a coste larghe, il tutto corredato da ciabatta marrone aperta con calzettone grigio. Insomma, il tecnico del televisore che ogni donna sogna un giorno di chiamare a casa propria per installare il digitale terrestre...



A parte il negozio di televisori, questo è un paese nel quale si trova tutto. E’ sufficiente non cercare quello che NON si può avere: un costume da bagno, un canotto, una muta e l'attrezzatura per le immersioni, un locale carino nel quale intrattenersi dopo cena o dove i giovani possano divertirsi...che poi, diciamolo, in un paesino di mare, ci sembrano sinceramente pretese un po’ assurde...;-)

giovedì 28 luglio 2011

Social media e aziende: l'azienda diventa un po' più umana?

Il libro di Olivier Blanchard “Social Media ROI: Managing and Measuring Social Media Efforts in your Organisation” è uno di quei testi che, benché indirizzati ad un pubblico specifico, e principalmente a chi si occupa di tematiche di social media e web2.0, piacerà anche al lettore generico.



Il fatto che qualsiasi tipologia di business preveda/sia costruita su relazioni tra persone (anche dietro l’azienda con la quale si interfaccia il consumatore ci sono infatti sempre persone...) comporta, secondo l’autore, che anche queste relazioni debbano essere basate su valori riconosciuti quali il dialogo, la fiducia, il rispetto, il riconoscimento del valore, ecc.



Questo è sempre stato valido, ma assume una dimensione diversa oggi: l’utente/consumatore, grazie ai social media e a piattaforme quali Facebook, YouTube, Twitter, ecc, può condividere, in modo più rapido ed efficace rispetto al passato, non solo con gli amici, ma potenzialmente con tutti coloro che hanno accesso ad Internet, il risultato delle proprie esperienze di relazione con le aziende.



Questo comporta l’esigenza, per le aziende, di ampliare e modificare il proprio concetto di rapporto con il cliente: aprire nuovi canali tramite i quali gli utenti possano comunicare con l’azienda (con la consapevolezza che se anche questo non venisse fatto, in ogni caso gli utenti parlerebbero dell’azienda in altri contesti, ad esempio sui forum) e soprattutto ascoltare gli utenti, le loro critiche, i loro suggerimenti. Inoltre, le aziende devono prevedere meccanismi al loro interno che consentano di utilizzare i feedback raccolti ed agire di conseguenza.



Tutto questo almeno in teoria...Se osserviamo molte delle grandi aziende con le quali i consumatori italiani hanno ogni giorno a che fare, si constata immediatamente come i siti Internet siano ancora in molti casi concepiti nell’ottica (soltanto) di vendere un prodotto o al massimo fornire qualche consiglio e che anche le pagine Facebook gestite dalle società concepiscono il rapporto con il cliente in modalità quasi unicamente unidirezionale (dall’azienda al consumatore). La sensazione è che ancora molto resta da fare e che i cambiamenti (anche interni) che le società dovranno affrontare richiederanno non pochi sforzi.

lunedì 11 luglio 2011

Caro autore ti scrivo...

E’ noto, in Italia si legge poco (20 milioni di italiani non leggono né libri, né riviste, mentre 4 milioni sarebbero i lettori “forti” o “abituali”, che da soli assorbono buona parte delle vendite dei libri)*.
Tuttavia si parla poco, mi sembra, di un altro aspetto, che ha a che vedere con l’esperienza stessa della lettura, con il piacere che essa infonde, che si tratti di poesia, romanzi, saggi...



E’ un’esperienza che nella maggior parte dei casi termina con l’ultima pagina del libro e che invece, grazie anche alle tecnologie oggi a nostra disposizione potrebbe protrarsi nel tempo. Pensiamo ad esempio ad un romanzo che si svolge in qualche paese lontano e alla possibilità (senza perdere ore in ricerche su Google), ma tramite percorsi online suggeriti dal libro stesso, di approfondire la conoscenza dei luoghi citati e la cultura del paese rappresentato o ad un saggio storico e alla possibilità di continuare il tema affrontato grazie a materiali presentati nel corso di mostre o in musei.


L’ebook potrà aprire molte opportunità su questo fronte: ma anche oggi, partendo dal tradizionale libro cartaceo, si possono pensare e costruire nuovi percorsi di lettura...Il primo passo, quello apparentemente più semplice, è pensare ad un diverso rapporto con l’autore del libro, per il quale i lettori non sono ad oggi altro che un anonimo numero. Nel mondo della musica si sta già verificando un importante cambiamento nel rapporto tra musicista e fan: il rapporto diventa più continuativo, i fan si riuniscono in comunità sempre più forti e fidelizzate. Sarebbe auspicabile che anche nel mondo del libro avvenisse un cambiamento di questo tipo. Certo , questo implica che l’autore si metta maggiormente in discussione con i propri lettori, aprendosi al dialogo e al confronto, ma in molti casi penso che, anche economicamente, egli ne gioverebbe.



Una frase letta per caso in libreria qualche tempo fa suonava più o meno così: “Quando il libro che hai appena finito di leggere ti è davvero piaciuto, la sensazione che provi è quella di aver trovato, nell’autore, un amico.. e vorresti subito chiamarlo per parlargli, per condividere le tue impressioni...”...ecco, oggi questo è molto più semplice di un tempo...perché non approfittarne?



*http://www.governo.it/GovernoInforma/Dossier/progetti_libro_lettura/programma_primo_triennio.pdf

sabato 2 luglio 2011

Lei al supermercato...

Come promesso, la seconda puntata della saga "Lui e lei al supermercato".

La prima cosa che Lei fa, avvicinandosi alle porte del supermercato, è consultare l’orologio. “Le 16? Tardissimo!!!....Devo fare in fretta, perché tra poco il pargolo n.1 esce dall’asilo dietro l’angolo”.


Una volta varcata la soglia, uno sguardo rapido alle casse per vedere qual è la situazione delle code e stimare il tempo necessario per pagare ed uscire. Un secondo sguardo per cercare il cestello (tanto in lista ci sono soltanto 4 articoli...) ed eccola pronta.

”Zucchero, latte, prosciutto, ammorbidente..ok....dunque corsia 1 poi la 2, la 4 ed infine le casse”. Imbracciato il cestello, lista della spesa in mano, Lei parte (Lei ha SEMPRE il biglietto con la lista della spesa. Anche Lui lo avrebbe se: 1) non lo avesse dimenticato sul tavolo di casa; o 2) non lo avesse accuratamente risposto - e altrettanto accuratamente dimenticato - nel cruscotto dell’auto all’interno del parcheggio sotterraneo del supermercato o 3) non lo avesse lasciato nella tasca dei jeans che all’ultimo momento si è cambiato, perché, chissà perché, Lui quando va al supermercato deve ostentare un'eleganza inaspettata). “Zucchero, fatto...vabbè mentre ci siamo anche un po’ di olio che sta per finire”...Il passo rapido, lo sguardo che veloce scannerizza i prodotti sulle mensole....”Il latte.....vabbé, mentre ci siamo anche un po’ di yoghourt e le uova”. Un rapido sguardo per consultare la data di scadenza (quei numeri misteriosi che Lui, semplicemente, non vede o, se per caso li vede, li ignora) e via, la mano, rapida, infila i prodotti nel cestello.

Avverte un leggero senso di soddisfazione quando, consultato l’orologio, si accorge di essere riuscita a fare tutto in tempo record: manca soltanto l’ammorbidente, corsia 4. Girato l’angolo, la mano protesa verso lo scaffale sul quale Lei SA di trovare l’ammorbidente che usa sempre e..”Frizzo, il cibo per il tuo cane????” “Ecco, è successo un’altra volta: hanno modificato le corsie!" Queste operazioni che periodicamente avvengono nel supermercato rappresentano per Lei un vero e proprio insulto alla sua intelligenza. Dopo settimane passate a memorizzare corsie e prodotti (sempre in chiave di ottimizzazione dei tempi...) una mente perversa (senza dubbio un uomo) ha ben pensato di modificare l’ordine delle corsie. “Pensano forse di convincermi ad acquistare cibo per cani al posto del mio ammorbidente?”...Lo sguardo scuro in volto, Lei ricomincia la sua perlustrazione alla ricerca dell’ammorbidente. Finalmente lo trova e lo infila nel cestello...”Anticalcare?...Sì è meglio prendere anche questo...anzi, visto che è in offerta speciale ne prendiamo anche 2 confezioni che così risparmiamo, tanto non scade”.

Un sospiro di sollievo...l’impresa è terminata: peccato soltanto per quel fastidioso dolorino alla spalla. Sì, perché i prodotti, non si sa come, si sono moltiplicati e ora le uova fanno pericolosamente capolino dal suddetto cestello. Lei si avvicina alle casse per una rapida ricognizione. Cassa 1: signora 50enne con grande carrello e nessun portafoglio in mano....troppi prodotti, scartata; cassa 2: signora elegante con cagnolino al seguito con 10 articoli, tra i quali le pesche NON pesate..scartata, perché al momento di pagare farà fermare la cassa e dovranno chiamare al microfono Giovanni che dovrà uscire dal magazzino, andare alla cassa a ritirare le pesche e poi al reparto frutta a pesare le pesche e poi tornare alla cassa con le suddette pesche...; cassa 3: signora di 40 anni con 10 articoli, cellulare in mano e nessun biglietto...scartata, perché al momento di pagare pronuncerà la fatidica frase: “Ops, mi scusi ho dimenticato la salsa tonnata..vado un attimo a prenderla...” e bloccherà tutta la fila; cassa 4: signore di 60 anni con 3 articoli e portafoglio in mano...sì!!!....cassa 4!.

Lei si mette in coda dietro il signore, attendendo con trepidazione che l’addetta faccia scorrere il rullo, in modo da potersi liberare del contenuto del cestello. “Sono 15 euro!”, dice la commessa al signore...”Ecco...ah, mi scusi, com'è la faccenda delle padelle? Mia moglie mi ha detto che devo ritirare le padelle”...”Le padelle sono il premio che lei può ritirare se ha terminato la collezione di bollini...lei ha con sé la scheda compilata?” chiede la commessa...”Guardi, ho questa” risponde il signore tirando fuori una scheda. “Bene, lei ha 1000 punti, quale padella vuole? Quella con 1000 punti che può prendere aggiungendo 1 solo euro, oppure quella da 1200 punti, per la quale deve aggiungere 10€ o quella da 1300 punti, per la quale deve aggiungere 15€?”. “Ma scusi, perché devo pagare se è un premio?” chiede il signore.

Lei comincia a provare una stretta al cuore...ecco, lo sapevo, anche questa volta, nonostante l’analisi scientifica, ha sbagliato cassa. Il dialogo tra il Lui che, è evidente, non viene MAI a fare la spesa e NON conosce i sistemi delle promozioni, si fa lungo, come la coda dietro...Non è la spalla a preoccuparla, perché ormai ha perso del tutto la sensibilità all’arto. Piuttosto la consapevolezza di non aver scampo: la coda dietro di lei le impedisce di tornare sui suoi passi ed optare per un’altra cassa. Alla fine Lui decide di chiamare la moglie al cellulare per chiedere istruzioni.

Alla fine prenderà la padella da 1200 punti (dopo una lunga discussione con sua moglia circa l’opportunità di dover pagare per ritirare un premio). Terminate le operazioni si volgerà indietro verso la coda (costituita da sole donne) ed esclamerà con sorriso bonario: “Scusate eh...che volete, queste donne....!”. Riuscirà ad evitare l’esecuzione pubblica in piazza, di fronte alle porte del supermercato, soltanto perché sono le 16,30 e i pargoli stanno uscendo dall’asilo.

martedì 28 giugno 2011

Lui e Lei: la spesa al supermercato

Ormai è noto. A mettere a dura prova la vita di coppia sono sovente piccoli eventi quotidiani apparentemente innocui. Tra questi vi è senza dubbio la spesa al supermercato, attività che Lui e Lei affrontano con modalità diverse.



Lui, ancor prima che le porte automatiche del supermercato si aprano, è già un uomo felice: l’aspetto tronfio e gagliardo di chi sta per imbarcarsi in un’avventura impegnativa, ma che gli procurerà senza dubbio grandi soddisfazioni. Con questa consapevolezza, infila la monetina da 1 euro nel carrello (Lui non prende MAI il cestino perché la spesa va fatta con tutte le comodità anche quando la lista comprende 3 soli articoli). Una volta entrato, spinge con spensierata risolutezza il fido carrello tra le corsie del supermercato, pronto a cogliere gli affari che, ne è certo, gli si prospetteranno (quelli che la sua dolce metà non coglie mai perché non sufficientemente attenta!).




Il banco dei salumi e dei formaggi è una delle sue mete preferite: “Offerta specialeeeee”...ammaliato da queste parole, che hanno su di Lui lo stesso effetto del canto delle sirene su Ulisse, protende la mano e comincia ad afferrare quarti di formaggio. Poco importa se il formaggio in offerta speciale è il bitto (25€/kilo) che difficilmente la sua dolce metà potrà utilizzare per piatti diversi dai pizzoccheri (che lei comunque NON sa cucinare e soprattutto non VUOLE cucinare nelle torride giornate di giugno a 28 gradi).




La corsia dei prodotti per la casa è un’altra delle sue mete preferite: di fronte alla carta igienica non ha dubbi. Quella più lunga, quella che non si esaurisce mai, quella con la quale i suoi bimbi non rischieranno di rimanere a secco (e nei momenti di riflessione potranno anche scrivere, perché no, qualche novella o canto come il Dante della nota pubblicità). Poco importa se poi il rotolo, delle dimensioni di un piccolo melone, si incastrerà nel meccanismo che regge il rotolo stesso, costringendo l’utente di turno a srotolare fogli e fogli per riuscire a riattivare il congegno (fogli che difficilmente verranno conservati e che, più facilmente, verranno gettati con evidente spreco...).




Di fronte all’offerta speciale (specialeeeee!) dei sacchetti della spazzatura poi non ha dubbi: ne prende 2 rotoli, senza verificarne bene il contenuto. Solo una volta arrivato a casa, scoprirà che si tratta di quelli condominiali che difficilmente potranno essere riempiti dalla sua famiglia in tempi utili per evitare epidemie di colera...




Lui però è un ecologista convinto: prima di tutto bisogna utilizzare per la spazzatura i sacchetti ecologici che ha acquistato a caro prezzo al supermercato. Soltanto una volta che il suddetto sacchetto sarà riempito, sarà costretto ad ammettere che le tracce di sugo di pomodoro sul fondo del bidoncino che contiene il sacchetto non sono il risultato di una pulizia poco accurata, ma dei tagli e dei buchi che i suddetti sacchetti ecologici recavano dopo il trasporto a casa (e che gli erano “sfuggiti”). “Te l’avevo detto che questi sacchetti non possono essere utilizzati per buttare la spazzatura...non sono resistenti”, tuona una voce alle sue spalle...Accusa alla quale Lui risponde sereno: “E qual è il problema? Abbiamo i sacchetti condominiali!”...




Uomini e donne fanno la spesa con modalità diverse. E per il bene della coppia è meglio che continuino a farlo separatamente.
P.S.: per par condicio, a "Lei al supermercato" verrà dedicata la prossima puntata...

mercoledì 22 giugno 2011

Lui e Lei...

Un’altra puntata di “Lui e lei...” ...: piccoli frammenti di vita quotidiana in una normale famiglia italiana...

La pappa

Lui: “Il bimbo piange...a che ora deve mangiare?”
Ma perché, quando piange, diventa “Il bimbo”? Fino a quando dormiva beatamente era tuo figlio Leonardo e ora...è “il bimbo”? E poi non è che piange solo quando ha fame...ma d’altronde la semplificazione delle necessità si accomoda bene alla mente maschile...

Lui...quello che cammina sull’acqua

Lei: “Non prendi qualche biscotto per Leonardo?”
Lui: “No...a colazione ha mangiato a sufficienza”
Lei: “Non ti porti la bottiglietta dell’acqua?...Ci sono quasi 30 gradi!!!”
Lui: “No, berrà alla fontana”
Lei: “Non prendi la mantellina? Non gli metti gli stivaletti per la piaggia? Guarda che sta per piovere!"
Lui: “No, con me non si bagna!”

Non è Napoleone...

Lei: “ Caro, dopo bisognerebbe anche....”
Lui: “Aspetta, aspetta...(mentre risciacqua il biberon...) ...ora non posso”
Lei: “Non puoi cosa? Non puoi ascoltare?”
Lui: “No, non vedi, sto risciacquando il biberon....”
Si dice che Napoleone riuscisse a compiere molte azioni contemporaneamente...siamo proprio sicuri che fosse un uomo?


Napoli

Lui: “Porto giù la spazzatura e un po’ di carta da riciclare.....(sollevando il sopracciglio sinistro e con aria greve..) d’altronde, se non lo faccio io...”
Vorreste far notare alla vostra metà che nonostante la sua assenza nelle precedenti 2 settimane la casa non è invasa di sacchetti della spazzatura, con i bimbi che fanno lo slalom con il triciclo tra i sacchetti, come i motorini a Napoli, e che dunque, anche in sua assenza una qualche "forza" è intervenuta a rimuovere i suddetti sacchetti, ma desistete (anche perché sul momento non avete a portata di mano uno dei suddetti sacchetti da tirargli dietro...)

SMS

Lei: (Drin...drin) "Caro, ricordati di comprare anche il latte...”
Lui: “Ok, scrivimi un SMS, così non mi dimentico”....
Lei (a casa): “Caro, dove è il latte?”
Lui: “Ah, non l’ho comprato...”
Lei: “Ma ti avevo anche inviato un SMS””
Lui: “L’ho cancellato”

lunedì 13 giugno 2011

Complimenti sig.ra Elvira...ha vinto!

-"Sa, ho ricevuto un premio dalla mia società telefonica.."

-"Davvero ? E che cosa le hanno regalato?"

-"30 minuti di chiamate da utilizzare verso gli utenti telefonici X nelle prossime due ore e 300 SMS verso gli utenti telefonici X da utilizzare nelle prossime 3 ore.."

-"I sai nen..." (allargando le braccia). Ndr: letteralmente dal piemontese: “non so”…da intendersi come “guarda un po’ che cosa mi succede..”

La sig.ra Elvira, nonna della piccola Alice, non riesce a farsene una ragione: perché regalare a lei, 62 anni, 10 numeri in rubrica (di cui nessuno dell’utenza telefonica X) questi premi…

“E ora? Che faccio, chi chiamo? E poi 300 SMS? A chi li mando? Ma che razza di premio è?”

Vorrei spiegare alla sig.ra Elvira che in realtà i premi non sono personalizzati come la dicitura “C’è un premio per te” vorrebbe suggerire. E mentre penso alle migliaia di altre persone che si saranno poste la stessa domanda della sig.ra Elvira, penso a quanto poco certe aziende facciano per conoscere meglio i propri clienti. Eppure, conoscerli meglio è essenziale per offrire loro un servizio migliore facendo in modo che siano soddisfatti (e quindi meno propensi a cambiare fornitore) o per offrire loro altri servizi, in aggiunta a quelli già forniti (dunque aumentando i ricavi dal medesimo cliente).

Forse la sig.ra Elvira è un cliente sul quale, dal punto di vista della compagnia telefonica, non vale la pena di investire troppo in termini di cura del cliente, ma illuderla con il falso premio non è stata una buona operazione di customer relation management…

Certo, gli operatori telefonici sono soggetti ad una regolamentazione più severa, in materia di utilizzo dei dati personali, rispetto ad altri operatori (es.. Google e Facebook). Ma se i medesimi utenti degli operatori telefonici sono pronti a condividere con Google e Facebook particolari anche personali su di sé, forse questo significa che in generale gli utenti sono disposti (ovviamente con le necessarie condizioni e garanzie di riservatezza…) a condividere le proprie informazioni con le aziende delle quali sono clienti…ma in cambio chiedono gratificazioni pertinenti con i propri interessi…

Pertinenti, appunto…

mercoledì 1 giugno 2011

Alla ricerca del tempo perduto

Due notizie che fanno riflettere sul rapporto tempo-tecnologia.

Il World Memory Project, promosso dall’Holocaust Memorial Museum statunitense e da Ancestry.com mira a rendere disponibili gratuitamente, online, informazioni sulle vittime ed i sopravvissuti delle persecuzioni naziste. Scaricando un apposito software, chiunque può contribuire al progetto, aiutando ad indicizzare immagini digitalizzate originariamente contenute in microfilm che così diventano consultabili e ricercabili online, nell’ambito di un database. Pochi minuti dedicati al progetto da parte di migliaia di volontari in tutto il mondo stanno aiutando a preservare la memoria storica e a dare risposte a quanti cercano informazioni su parenti e familiari vittime delle persecuzioni (fonte: http://www.ancestry.com/wmp).

Una recente indagine condotta negli Stati Uniti (http://harmon.ie/content/press-releases) ha rivelato che oggi il 60% delle distrazioni che avvengono sul luogo di lavoro sono determinate dalla consultazione delle mail, dall’utilizzo dei social network, dall’invio di messaggi sul cellulare, dall’instant messaging, dalla ricerca di informazioni sul web e dal passaggio da un’applicazione all’altra.

Metà degli intervistati ha rivelato di non riuscire a lavorare più di 15 minuti (ma a volte anche meno) senza essere interrotti o distratti, fattore, questo, che impatta negativamente sul lavoro svolto in termini di: difficoltà a lavorare (33%); mancanza di tempo per riflettere (25%); eccesso di informazioni (21%); mancato rispetto delle scadenze (10%) e clienti persi (5%).

Questo quanto emerge dalla indagine...E' tuttavia vero che in molti casi questi stessi strumenti o almeno parte di questi (es: la ricerca di informazioni sul web, la consultazione di blog specialistici, ecc.) contribuiscono alla produttività e alla qualità del lavoro nella misura in cui aumentano ad esempio le opportunità di scambio di opinioni e l'accesso a materiale/informazioni sui quali riflettere.

In questo contesto, la capacità di selezionare le informazioni (e la disponibilità di strumenti che ci consentano di organizzare quelle stesse informazioni in modo strutturato e rapido) nonché la capacità di capire quando è necessario fermarsi a riflettere prima del prossimo click sembrano ingredienti necessari per ritrovare l’equilibrio perduto…

lunedì 23 maggio 2011

Chi l'ha visto... (l'amico su Facebook)?

Forse sarà capitato anche a voi…da un po’ di tempo alcuni dei vostri amici su Facebook sembrano scomparsi, evaporati nel continuo fluire di aggiornamenti/notizie ed altro che ogni giorno trovate nella vostra pagina, mentre altri amici sono sempre lì, a “postare” su Facebook con una assiduità tale da apparire quasi "maniacale". Che cosa è successo?

E' Facebook a decidere per voi quali storie/aggiornamenti, ecc. farvi vedere sulla vostra pagina. Il sistema è di default impostato in modo da mostrarvi quelle che Facebook definisce “Notizie più popolari”, a discapito, ad esempio, dell’aggiornamento cronologico (che vi porterebbe ad avere sulla vostra pagina le notizie dei vostri amici riportate puramente in ordine cronologico).

Come Facebook definisce queste “Notizie più popolari”? Tramite un algoritmo che con un calcolo complesso ed un sistema di ponderazione premia i post delle persone con le quali avete maggiore affinità (intesa come insieme di relazioni su Facebook, ad esempio perché commentate molto spesso il loro stato, oppure le loro foto), premia determinati contenuti rispetto ad altri ed infine la “freschezza” degli stessi (ossia i contenuti più recenti).

Così è probabile che il semplice aggiornamento di stato (per quanto recente) di un vostro amico non finisca tra le “Notizie più popolari”…Per essere sicuro di visualizzarlo dovrete intervenire voi, manualmente. Se non lo farete, il sistema rimarrà settato di default sulle “Notizie più popolari” (con il rischio di farvi perdere del tutto le tracce dei vostri amici che hanno una vita di relazione su Facebook meno attiva di altri).

Una delle ragioni dell’utilizzo dell’algoritmo risiede nella necessità di gestire in qualche modo l’enorme mole di informazioni generata dagli utenti: non solo, ma l’algoritmo tenta di dare risalto agli aspetti di socialità che sono connaturati ad uno strumento come Facebook. Nobili ragioni, per carità, ma nel momento in cui qualcuno decide per noi è importante, perlomeno, esserne consapevoli.

Certo Facebook non è il primo esempio di questo tipo. Anche Google, ad esempio, nel momento in cui viene effettuata una ricerca, utilizza un complesso algoritmo per determinare quali risultati mostrare e, soprattutto, in quale ordine. Ancora oggi, molte componenti dell’algoritmo rimangono segrete ed il tentativo di posizionare un determinato risultato (es.:un sito web) più in alto possibile nei risultati delle ricerche resta uno degli obiettivi principali di quella che viene definita SEO (search engine optimisation).

Secondo alcune ricerche, il 75% delle persone che effettua ricerche su Internet tramite motori di ricerca come Google si ferma alla consultazione della prima pagina dei risultati… In questo modo concetti/strumenti apparentemente solo tecnologici quali gli algoritmi e i sistemi di indicizzazione dei contenuti diventano elementi in grado di condizionare il nostro approccio alla conoscenza sul web.

giovedì 5 maggio 2011

C'è sempre qualcuno che chiama mentre faccio la doccia

Ricordo una bella striscia di Peanuts nella quale Snoopy, un po’ corrucciato, esclamava: “C'è sempre qualcuno che chiama mentre faccio la doccia”…

-Drin, drin (il cellulare squilla mentre voi, ovviamente, siete sotto la doccia)…

-Sì..un attimo…pronto? (La schiuma vi sta colando sugli occhi, non avete gli occhiali…è un miracolo che siate riuscite in qualche modo ad agguantare il cellulare…)

-Sì, buongiorno signora, è l’asilo…volevo dirvi che c’è un problema (la voce è disturbata e voi avete anche la schiuma nelle orecchie, cosicché non potete avvicinare bene il cellulare..nonostante questo vi colpisce il forte accento romano…sarà una consorella arrivata da Roma?)

- Un problema?

-Sì un problema che riguarda vostro figlio…

(Ecco lo sapevo, pensate voi…devo aver letto male le graduatorie dell’asilo…M. non è stato preso in quell’asilo e ora abbiamo già rinunciato agli altri posti…maledizione…e ora che facciamo?)

- Scusi, qual è il problema?

-Il problema è la quota della mensa, signora. Risulta che non l’avete ancora pagata..Sa, si deve pagare in anticipo...

-Beh, sì, lo so, ma pensavo di effettuare il pagamento in occasione dell’incontro del 19 maggio, quello fissato da Suor Costanza...

-Da chi?

-Da Suor Costanza…la consorella che si è occupata dell’iscrizione

-No, guardi, qui non abbiamo né consorelle, né confratelli, siamo un asilo comunale..

-Ma scusi, lei da dove chiama?

-Da Roma

-Roma? No, ma guardi, ci deve essere un errore…

-Ma lei non è la mamma di Anio?

-Anio?

Se non fossi stata sotto la doccia e senza occhiali forse avrei letto subito il numero di cellulare dal quale proveniva la chiamata ed avrei intuito che probabilmente si trattava di un errore;

Se quest’anno non avessi iscritto M. all’asilo non sarebbe sorto l’equivoco;

Se la mensa non si dovesse pagare in anticipo il povero Anio non rischierebbe di rimanere a pane ed acqua…

La prossima volta, prima di fare la doccia, spengo il cellulare…

lunedì 2 maggio 2011

E se fosse tutta colpa di Striscia?

La domanda sorge spontanea: e se fosse tutta colpa di “Striscia la notizia”? Se fosse proprio la nota trasmissione satirica a fomentare l’estro perverso di coloro che hanno il compito di ideare gli slogan dei manifesti elettorali per le elezioni amministrative?

Un po’ come quando guardiamo i video proposti dalla trasmissione "Paperissima", che hanno per protagonisti genitori scellerati intenti nelle più improbabili e impensabili evoluzioni acrobatiche che culminano in inevitabili schianti al suolo e ci chiediamo “Ma saranno veri o li avrà creati la tv?”….

Evidentemente, la voglia di primeggiare nella classifica dei manifesti elettorali più "originali" che "Striscia la notizia" propone ai suoi telespettatori solletica molte menti..il cui parto creativo si sostanzia nei manifesti citati in precedenza.

Alcuni esempi…

Ricordando la tragedia della Thyssenkrupp il candidato Juri Bossuto afferma: “Giustizia è

fatta”…Tema molto serio, che stride con la rivisitazione del titolo del bellissimo film di De Sica “Ieri, oggi e domani” riportata come slogan al fondo del manifesto: “Juri, oggi e domani” (che, diciamolo, non fa neanche tanto ridere, a maggior ragione se associata ad un evento così tragico).


Ci sono poi altri candidati che vogliono stupire e puntano tutto sulla teatralità: “Panero. Io potrò sempre guardarvi negli occhi” ..che, diciamolo, con quello sguardo un po’ allucinato alla Grande Fratello (ricordate l’occhio che tutto vede della pubblicità?), risulta anche un tantino inquietante...


C’è poi un’altra categoria di candidati la cui unica colpa risiede nel cognome, ma che citiamo comunque per completezza. All’arcinoto Dell’Utri piemontese che ha coperto metà dello spazio del suo manifesto elettorale per specificare “Non sono parente” (del Dell’Utri siciliano, noto alle cronache giudiziarie), si è aggiunta recentemente una candidata della sinistra. Il suo slogan è “Vota DEI GIUDICI”, che poi è anche il suo nome…ma che, inevitabilmente, vista l’appartenenza politica della candidata, alimenta le note diatribe sulla giustizia…E ancora mancano circa 2 settimane alle elezioni…


mercoledì 27 aprile 2011

Il duro mestiere del libraio

Pomeriggio in una grande libreria del centro. Cerco un testo e la commessa, eseguita la ricerca del codice del libro sul PC, mi indirizza verso una certa area tematica. “Dovrebbe essere qui, da qualche parte…”. Ma il libro non si trova. “Non si preoccupi, se vuole possiamo farlo arrivare..”. “In quanto tempo?” chiedo. “Beh, una settimana circa”.

Si tratta dello stesso libro che su Internet è acquistabile con lo sconto del 20% e la consegna gratuita a casa in 3 giorni. Il dubbio sorge spontaneo: e se lo consultassi gratuitamente in libreria per vedere se mi interessa e poi lo acquistassi su Internet? Un po’ come facciamo ora con gli elettrodomestici: andiamo nel negozietto sotto casa per vederlo e magari per farci consigliare dal proprietario che da una vita vende quel prodotto…e poi lo acquistiamo, a prezzo scontato, nel grande centro commerciale.

Mentre medito sul da farsi, sento, a pochi metri da dove mi trovo, qualcuno che intona una canzone. Cerco di non ascoltarlo perché voglio concentrarmi sulla lettura dei testi che sto consultando. Ma non ci riesco…Dopo qualche minuto di ascolto mi sporgo per vedere da quale area tematica provengono i “lamenti”: a giudicare dal testo della canzone non può che trattarsi dell’area tematica dedicata all’eros (credetemi, trattandosi di una canzone con il testo in italiano sono sicura di non aver frainteso…). Di che si tratta? Di uno degli eventi “culturali” che sempre più frequentemente le librerie offrono ai propri utenti (anche se sull’accezione del culturale ci sarebbe qualcosa da dire…)

Esco (senza acquisti) dalla libreria e penso alla libreria vicino a casa, quella nella quale vai e puoi chiedere alla proprietaria “Che libri mi consigli oggi?”. Ecco, il valore aggiunto in questo caso è la possibilità di essere consigliati. Poi penso ai siti Internet che contengono le recensioni dei libri: il fatto che siano scritte da più persone offre la possibilità di leggere opinioni diverse. Certo, la proprietaria della libreria mi conosce e conosce i miei gusti ma vista l’impossibilità umana di leggere tutti i libri che vengono pubblicati, immagino che anche lei si affidi alle recensioni di altri. Su Internet, poi, nel momento in cui consulto il testo, la piattaforma del sito mi consiglia automaticamente altri libri che mi potrebbero interessare, su argomenti simili (e spesso disponibili anche a prezzi scontati rispetto al prezzo di copertina).

E il dubbio sorge (nuovamente) spontaneo: e se consultassi gratuitamente il libro in libreria per vedere se mi interessa e poi lo acquistassi su Internet?

Oggi un numero ancora abbastanza limitato di persone si serve di Internet per effettuare i propri acquisti ma che cosa succederà tra qualche anno? Quando tutti avranno una maggiore dimestichezza con le dinamiche degli acquisti online (per non parlare degli ebook, dei quali abbiamo discusso in un precedente post)?

Allora, forse, l’acquisto d’impulso, la gratificazione immediata di poter arrivare a casa ed iniziare subito a sfogliare le pagine del libro appena acquistato non saranno più sufficienti….

martedì 12 aprile 2011

Quando le colpe dei governanti ricadono sui governatori…e non solo

Non succede spesso di trovare sulla stampa inglese/americana lodi ai nostri connazionali. Recentemente, però, è successo: diversi giornali hanno indicato in un italiano, Mario Draghi, attuale governatore della Banca d’Italia, il candidato migliore, per curriculum professionale, a succedere all’attuale Presidente della Banca centrale europea, Jean-Claude Trichet, il cui mandato scade quest’anno.

Un incarico molto importante, viste le sfide che la Banca centrale si trova ad affrontare ogni giorno, ed in particolare oggi, nel contesto della crisi economica globale. Crisi che sta portando ad una riflessione sul ruolo che la Banca centrale avrà nei prossimi anni, soprattutto per quanto riguarda gli aspetti di stabilità del sistema finanziario.

Per questo motivo è triste dover constatare che uno dei motivi che potrebbe bloccare questa nomina è la nazionalità del candidato, il suo essere italiano. E se una delle motivazioni addotte (la fama di un’Italia troppo incline all’inflazione) può essere compresa (anche se non giustificata), l’idea che l’italiano sia sinonimo di persona poco affidabile e seria lo è molto meno.

Questa motivazione, più o meno esplicitata chiaramente, emerge nei commenti della stessa stampa inglese/americana: “lo scandalo che sta mettendo nei guai Silvio Berlusconi, il presidente del Consiglio, non gioca a favore dell’idea che un italiano possa essere un candidato serio” (The Economist, February 19th-25th 2011, p.12). Qualcuno dirà che il settimanale inglese (che di tutto può essere accusato, tranne che di essere un settimanale di sinistra…) non è mai stato troppo tenero con l’attuale presidente del Consiglio. Vero, ma purtroppo questo sentimento nei confronti degli italiani è davvero diffuso…

Chi si trova a lavorare con colleghi di altre nazionalità lo sperimenta quotidianamente: nell’ambito di un lavoro di gruppo, l’italiano è percepito come quello poco affidabile, che probabilmente produrrà un lavoro approssimativo e fuori dai tempi previsti. Proprio perché questa reputazione ormai ci accompagna da tempo sarebbe auspicabile che la classe politica nel suo complesso e soprattutto chi ricopre gli incarichi di maggiore responsabilità si adoperasse per modificarla (possibilmente in meglio, non in peggio…)

giovedì 24 marzo 2011

Auguri dottoressa!

Giusi Spagnolo è una ragazza palermitana di 26 anni che in questi giorni si è brillantemente laureata in lettere (105/110). Ed è down! Sì, affetta da questa sindrome così grave e invalidante, eppure ce l'ha fatta! Possiamo immaginare le difficoltà che avrà dovuto affrontare e anche la gioia di questo momento speciale. Che bello ragazzi, sarà che è primavera, sarà che il giorno della propria laurea è per tutti una grande soddisfazione, ma a me questa notizia riempie il cuore di gioia per questo mondo che forse non è proprio tutto da buttare!
Questo uno degli articoli che si trovano sul web
http://www.superabile.it/web/it/REGIONI/Sicilia/Interviste_e_personaggi/info-1825459739.html